Parrocchia di S. Bartolomeo di Gerola Alta
IL RIORDINO DELL’ARCHIVIO PARROCCHIALE DI GEROLA ALTA - "PROGETTO SACELLO VOTIVO"
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una semplice funzione decorativa, altri pensano che avessero un valore simbolico e sacrale e che fossero perciò realizzate in prossimità di sorgenti o di corsi d'acqua (guarda caso anche le coppelle di Gerola sono state trovate vicino al "Funtanign", la sorgente detta anticamente "Rebes", alla quale attingeva l'acqua tutto il paese); qualcuno sostiene che servivano per indicare gli itinerari o per segnare il territorio... Comunque sia, le coppelle costituiscono un piccolo, ma importante documento della presenza umana in tempi molto lontani anche nella valle del Bitto.

L'origine degli insediamenti attuali (la Piazza, sede del Comune e della Parrocchia, Fenile, Foppa, Castello, Laveggiolo, Case di Sopra, Ravizze, Valle e Nasoncio) è da collocarsi con ogni probabilità nell'Alto Medioevo. Senza escludere l'ipotesi suggestiva di una presenza longobarda a difesa dei valichi (arimannia), è probabile che la venuta dei primi abitanti sia da collegare con l'espansione economica e demografica verificatasi un po' ovunque in Europa, a partire dall'epoca carolingia (800 d.C.) e soprattutto intorno all'anno Mille. E' probabile, come vuole la tradizione, che i primi abitanti fossero dediti alla lavorazione dei ferro. Nei documenti del 1300, nella località della Piazza ricorre spesso il toponimo " ... ubi dicítur ad Schotarios" (dove si dice agli Scotaffi, vicino alla sorgente del Rebes. Con il termine "scotari o scottari", anche in Valcamonica, venivano chiamati i forni per la fusione del ferro. Negli anni Ottanta, poi, quando è stato effettuato lo scavo per la costruzione dei garages nei pressi della scuola elementare e della sorgente del "Rebes", è affiorato uno strato abbastanza consistente di scorie ferrose che sembra confermare la presenza di un forno antichissimo, di cui già nel 1300 esisteva ormai solo il toponimo.

Il primo documento che ci attesta l'esistenza del paese non è uno scritto, ma è doppiamente importante perché riguarda proprio la chiesa. E' l'acquasantiera in marmo grigio, che si trovava murata all'ingresso laterale e che poi, per iniziativa del parroco

Don Carlo Basci e di Mons. Agostino Acquistapace, nel 1978 è stata collocata in bella evidenza vicino alla balaustra dell'altare maggiore, dove ora è adibita a battistero. Sull'acquasantiera il prof. Oleg Zastrow ha effettuato un lungo e dettagliatissimo studio, che riporto nei passi salienti.

"Nella chiesa parrocchiale di S. Bartolomeo a Gerola Alta, il più alto e ultimo comune della valle del Bitto, sopra Morbegno, si conserva un'acquasantiera, straordinario reperto scultoreo medioevale, unico nel suo genere nella Valtellina, allo stato attuale delle conoscenze. Queste valutazioni circa la sua rarità si riferiscono all'antichità del tipo di oggetto (non sono note altre acquesantiere nel territorio che le sipossano accostare per vetustà), ma ancorapiù alpeculiare tipo di ornamentazione, la quale, nella sua originale e oscura realizzazione, lascia tutt'ora aperti non pochi problemi. Va rilevato infine che l'oggetto, oltreché praticamente sconosciuto alla maggior parte dei medioevalisti, ebbe solo una genetica e allora inevitabilmente imprecisa descrizione (senza peraltro alcuna riproduzione fotografica) nel noto inventario d'anteguerra della provincia di Sondrio, a cura della Gnoli Lenzi".

'T'acquasantiera è stata giudicata competentemente un'opera ricavata da un blocco di marmo di Musso. Come è noto, tale marino, insieme ai suoi succedanei delle località circonvicine, presenta una varietà di colori e venature, dal bianco al grigio (sfumante talvolta in intense cromie), che in uno stesso blocco si manifestano nel modo più vario e talvolta discontinuo. Nel nostro caso la tendenza è verso una tonalitápiuttosto scura, con larghe vene e chiazze biancastre. Le dimensioni dell'elaborato, di forma circolare e con la conca piuttosto appiattita, fomita all'esterno del labbro nelle quattro posizioni polari di altrettante sporgenze a sembianze di testa "antropomorfa", sono le seguenti la larghezza massima, teste comprese, è di 55 centimetri; il diametro esterno varia fra un massimo di 49 centimetri e un minimo di 44; quello interno è di 32,5 centimetri; l'altezza oscilla fra i 16 e i 17 centimetri".

"Come si è accennato, l'acquasantiera è del tipo circolare, forumla generalmente usata per una utilizzazione non a incassatura o comunque parietale, come si può notare da diversi esemplari conservatisi nella vicina provincia di Como",

" ... La superficie superiore del labbro che contorna l'acquasantiera è decorata da una linea a spezzatura regolare del tipo a dente di lupo, delimitata verso l'interno da una circonferenza pure incisa. Un'altra linea incisa percorre, sempre superiormente, la parte curva delle quattro testine.

zionefigurativa dell'acquasantiera sincentra primariamente sulla presenza di quattro testine, sporgenti nelle posizioni polari... Gli interspazi fra la prima testa e la seconda, al pari del secondo e terzo settore figurativo, sono occupati da sculture la cui ínterpretazione è oggettivamente (e si vorrebbe quasi dire volutamente) assai difficile... Pare che non esistano ormai più 'concreti dubbi nell'affermare che le astratte testine pongo~ no un preciso riferimento alle quattro simbolizzazioni apocalittiche degli Evangelisti. In sostanza la prima delle testine sarebbe la raffigurazione del Leone-Marco, la seconda dell'Uomo-Matteo, la terza del Toro-Luca, la quarta dell'Aquila-Giovanni... Più difficili

problemi interpretativi coinvolgono le tre porzioni dell'acquasantiera lavorate a rilievo poco pronunciato. E' abbastanza verosímile ritenere che quel contorto e aggrovigliato susseguirsi di figurazioni non sia frutto di una pura espressione decorativistica, del tutto avulsa da un qualche significato più o meno recondito... Quasi pura retorica può sembrare il richiamo a tecniche espressive di certe raffigurazioni sinceramente astratteggianti della nostra arte contemporanea, ove non raramente la soluzione d'intricati o del tutto oscuri messaggi, scaturenti da molteplíci immagini di contorno, sembra celata per sempre alla comprensione dei più, nella tormentata jinalizzazione di un espressionismo ermetico, che forse solo l'attimo crea~ tivo dell'artista ha potuto concepire nei suoi più funzionali significati''.

" ... Quasi all'opposto, una proposta cronologica sembra porre forse minori problemi. Coerentemente con quanto sopra esposto, n . sulta ovvio che la nostra acquasantiera possa essere localizzata, sia stilisticamente che cronologícamente, in un contesto più propriamente "romanico" probabilmente non molto posteriore alla metà dell'XI secolo" (1050)(3).

3) OLEG ZASTROW, L'acquasantiera medioevale di Gerola Alta, in B.S.S. V., n.32, 1979, PP-33-44.



Testi tratti da:
"GEROLA la sua gente, le sue chiese" di Cirillo Ruffoni
Editore: Morales S.r.l. - Via Spreafico 10 - 20052 Monza (MI)