Parrocchia di S. Bartolomeo di Gerola Alta
IL RIORDINO DELL’ARCHIVIO PARROCCHIALE DI GEROLA ALTA - "PROGETTO SACELLO VOTIVO"
Madonna di Gerola - Splash - Fotografie - Le origini - LA CHIESA DEL 1504
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Valtellina e a Olonio". L'ipotesi sembra da scartare perchè, fin dai documenti più antichi, Gerola risulta appartenere alla pieve di Olonio, il grande centro alla sommità del Lario, abbandonato nel 1444 in seguito all'innalzamento del lago e alle alluvioni dell'Adda. Nei corso del Trecento, inoltre, alcuni preti di Gerola figurano anche come canonici della pieve di Olonio (8). Che ci sia però qualche singolarità riguardo a Gerola è provato dal fatto che il vescovo di Como Fe­
liciano Ninguarda, negli atti della sua visita pastorale, mentre ricorda che le altre chiese della valle del Bitto, Sacco, Rasura e Pedesina si sono staccate da Cosio, non dice nulla di Gerola (9). Mons. Agostino Acquistapace, nei suoi appunti, ricorda inoltre come, fino agli anni Cinquanta "mentre Sacco, Rasura e Pedesína prendevano i sacri oli, al giovedì
santo, dalla matrice di Cosio, Gerola li ha sempre presi a Morbegno, fatto che avvalorerebbe l'ipotesi che Gerola non sia mai stata aggregata a Cosio".
E' certo, comunque, che nel Trecento Gerola aveva una chiesetta officiata da un sacerdote (il primo "rector" che conosciamo è Pietro, figlio di Otobono Zigale, di Corno).

Finora, però, non mi è capitato di imbattermi in atti notarili che forniscano qualche notizia, anche, minima, sulla struttura e sull'ubicazione di quell'edificio. E' presumibile che sorgesse sulla stessa area dell'attuale, che fosse molto piccolo e rapportato alla popolazione delle origini.

Per questa indagine riveste particolare importanza un volume conservato nell'Archivio Parrocchiale con il numero 28, intitolato "Libro dei legati", in cui sono registrati i lasciti fatti alla Chiesa dai fedeli. Il testo è stato ricopiato da un originale più antico, tra il 1616 e il 1618, dal parroco di Gerola Gian Domenico Forabosco, di Sagno, valle Intelvi avendo prima levato ogni sorte di difficoltà' Sulla pagina interna di copertina, infatti, è scritto: "1616 - 24 maggio. Copiato già da un altro libro vecchio di cariapecora fatto e rogato l'anno 1403 - li 30 aprile". Non mancano le annotazioni del parroco Pier Antonio Acquistapace, il quale, forse perchè opera nel clima della Restaurazione, considera questo registro come una importante fonte documentaria per ripristinare gli antichi diritti della Chiesa e del parroco. Egli scrive: "Il primo numero che parli di Gerola, cui io Pier Antonio Acquistapace parroco, abbia trovato si è codesto in faccia (nella prima facciata) del legato della crosetta, l'anno 1307". La Crocetta è una località nei pressi dell'attuale cimitero; il documento, per essere il più antico dei legati conosciuti, merita un'attenzione particolare.

"L'anno 130 7, il giorno 9 marzo, giovedì, morì Pietro figlio di Sclavo Curtoni, il quale fece legato alla cbiesa di S. Bartolomeo di Gerola di 2 quartari di mistura e precisamente un quartario di segale e uno di miglio ogni anno, in perpetuo, nel giorno sopra scritto, in suffragio della sua anima. Il legato si basa su un pezzo di terra chiamato "la Crocetta", in territorio di Gerola. Il terreno, poi, nel 1558, nella divisione dei beni tra i fratelli Bartolomeo detto Farina e Giovanni detto Curto, dei Curtoni, è toccato a Giovanni".

Dopo questo primitivo lascito, nel "Libro dei legati" ne sono elencati altri ottanta (nella numerazione sono novanta perchè c'è un salto di una decina nella numerazione), ordinati territorialmente per frazioni, mentre dal punto di vista cronologico si possono dividere in questo modo: ventiquattro appartengono al Trecento, quarantatré al Quattrocento e tredici al Cinquecento. Fra quelli del primo secolo si nota una particolare concentrazione nel 1374 (otto lasciti), segno evidente di un momento di particolare difficoltà per la popolazione, come un'epidemia di peste.

I lasciti hanno tutti come destinataria la Chiesa di S. Bartolomeo e consistono in terreni, parti di alpi, rendite di capitali e persino un letto, con l'impegno, per il parroco, di celebrare messe annuali a suffragio delle anime dei testatori e dei loro congiunti. Sono queste donazioni che gradualmente danno alla Chiesa il patrimonio necessario per il mantenimento del sacerdote e degli edifici sacri. Con esse si creano, però, anche i nu

merosissimi vincoli e obblighi che, dopo secoli, procuravano non poche difficoltà sia ai proprietari sia ai parroci. Nell'ultima pagina di questo antico registro, infatti, il sacerdote Pier Antonio Acquistapace riconosce l'impossibilità di far rispettare doveri con ascendenze così lontane, perchè, con i trasferimenti di proprietà, non sempre i notai avevano registrato i vincoli che gravavano sui terreni e perchè le rendite di molti secoli prima risultavano svalutate e inadeguate ai nuovi valori monetari.

8) MARTINO FA TTARELLI, op. cit. pp. 332, 349.

9) F. NINGUARDA, La Valtellina negli Atti della visita pastorale diocesana, Sondrio, 1963, pp. 21-22.



Testi tratti da:
"GEROLA la sua gente, le sue chiese" di Cirillo Ruffoni
Editore: Morales S.r.l. - Via Spreafico 10 - 20052 Monza (MI)