Parrocchia di S. Bartolomeo di Gerola Alta
IL RIORDINO DELL’ARCHIVIO PARROCCHIALE DI GEROLA ALTA - "PROGETTO SACELLO VOTIVO"
Madonna di Gerola - Splash - Fotografie - Le origini - LA CHIESA DEL 1504
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Come appare chiaramente il vescovo titolare di Corno era il card. Antonio Trivulzio, il quale, però, come succedeva spesso in quei tempi, era troppo impegnato negli affari della curia romana e della grande politica, per poter risiedere a Corno e occuparsi a tempo pieno de Ila diocesi (era stato, ad esempio, consigliere di Ludovico il Moro nelle intricate vicende che avevano riguardato il duca milanese). Il cardinale reggeva perciò la diocesi per mezzo dei vicari generali (l'ultimo di questi è Gugliemo de' Cittadini) e, all'occorrenza, utilizzava altri illustri personaggi, come il vescovo Matteo dell'Olmo. "Era un teologo e predicatore domenícano, nato a Morbegno con il nome di Píer Antonio Mascheroni dell'Olmo... Fu un personaggio molto noto nell'ambiente milanese per la notevole preparazione culturale e per la profonda conoscenza della teologia; infatti ricoprì le cariche di priore provinciale dei domenicani per la Lombardia superiore e di inquisitore generale nel tribunale dell'inquisizione di Milano, dove sifece notare anche per le sue qualità di predicatore. Fu nominato vescovo di Laodicea (2) da Alessandro VI nel 1497. Con questo titolo dal 1498 occupò la carica di vescovo suffraganeo a Milano e Como. Fu molto legato alla potente famiglia milanese dei Trivulzio, per la quale assolse incarichi di notevole portata, come nel maggio del 1508, quando prese possesso del vescovado di Corno per Scaramuzza Trivulzio, impossibilitato a prenderne possesso personalmente quale successore del vescovo e cardinale Antonio Trivulzio, suo fratello " (3).

E' interessante notare nel documento l'indulgenza concessa a tutti coloro che hanno offerto il proprio aiuto nella costruzione della chiesa, perchè sarà proprio questa prassi delle indulgenze (al tempo molto diffusa) a fare da scintilla per la ribellione di Martiri Lutero, qualche anno più tardi.

Dalla descrizione fatta dal cancelliere vescovile abbiamo un quadro molto chiaro della struttura della chiesa e della disposizione degli altari. Se teniamo presente che in seguito furono erette altre due cappelle, quella del Crocefisso e quella di S. Antonio da Padova, possiamo concludere che la chiesa precedente aveva la stessa disposizione dell'attuale; (l'altare di S. Gregorio diventerà poi di S. Giuseppe, come vedremo). Dalle notizie relative alla costruzione della chiesa attuale sappiamo poi con certezza che la chiesa precedente sorgeva sulla stessa area di questa, ma era girata, aveva cioè la, facciata verso la montagna e l'abside verso il Bitto: verso oriente, com'era consuetudine delle antiche basiliche. E' più difficile, invece, capire che dimensioni avesse. Certamente era più piccola della nostra. Un'indicazione importante ci può essere fornita da un'iscrizione che ora si trova sul pavimento, poco più avanti dell'ingresso centrale, all'altezza delle cappelle di Santa Croce e di S. Antonio. Su una lastra di pietra di forma romboidale è inciso "SEPULCRUM SACERDOTUM VETUS", cioè antico sepolcro dei sacerdoti. E' probabile che quella tomba, nella chiesa vecchia, si trovasse davanti all'altare, così come nella chiesa nuova il sepolcro dei sacerdoti è stato collocato davanti alla balaustra dell'altar maggiore ed è segnalato dall'iscrizione sulla lastra tombale.

Resta ancora il problema dell'antico edificio addossato all'abside della chiesa attuale, chiamato comunemente "chiesa vecchia". Evidentemente non è la chiesa consacrata nel 1504. Mons. Agostino Acquistapace, nei suoi appunti, avanza l'ipotesi che si tratti di un antico ossario, visto che in esso esiste un sepolcreto. Rimane però da spiegare come sia sorto l'appellativo che usiamo ancora oggi, dato che i nomi difficilmente nascono a caso ed hanno un carattere fortemente conservativo nei secoli. Il parroco Pier Antonio Acquistapace, a pagina 11 della sua "STORIA" lo chiama "secrato antico dietro la chiesa 25 e ne descrive gli affreschi presenti, eseguiti in varie epoche e in cattivo stato di conservazione. Lo stesso parroco ricorda ancora che "dietro la chiesa verso la monta gna e la sacrestia si vede nel muro una pietra che ha inciso l'an. 1443.7. (sic) forse allora si cominciò la chiesa, nè più vecchio si vidde milese (millesimo=data), nè esservi da prima asseriscono alcuni per tradizione". (La data oggi non è più visibile; probabilmente è stata coperta dall'intonaco in uno dei restauri operati sull'edificio).

La chiesa consacrata nel 1504 ha svolto la sua funzione di centro spirituale della comunità per oltre due secoli e mezzo. Anche se l'edificio è stato demolito per far posto alla chiesa attuale, non sembra un'operazione di pura curiosità storica o archeologica ripercorrere le vicende di questo periodo e seguire le trasformazioni e gli arricchimenti del vecchio edificio sacro, perchè numerosi arredi che oggi costituiscono il patrimonio della chiesa sono stati acquistati nel Seicento e nel Settecento e, prima della nostra, hanno abbellito la chiesa precedente. I filoni di indagine relativi a questa fase centrale della storia del paese possono essere i seguenti: gli arredi e gli abbellimenti dell'edificio, i lasciti, le visite pastorali e le chiese di alcune frazioni. La principale fonte di informazione è costituita dai bilanci della Chiesa dal 1519 al 1783, contenuti nei registri dell'Archivio Parrocchiale indicati con i numeri 19, 27 e 31.

2) Laodicea è una città dell'Asia Minore.- si tratta quindi di una semplice titolarità.

3) ETTORE ACQUISTAPACE, op.cit., pp. 23-24.


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Testi tratti da:
"GEROLA la sua gente, le sue chiese" di Cirillo Ruffoni
Editore: Morales S.r.l. - Via Spreafico 10 - 20052 Monza (MI)